La “buona reciprocità” per una visione della scuola in una società corale e interculturale

È sotto gli occhi di tutti la crisi che avvolge ogni ambito di vita che rischia di trascinarci in una visione pessimista. Ora, come sottolinea il filosofo Roberto Mancini , si tratta di formare una «coscienza interculturale capace di riuscire a vedere le differenze positive di cui l’umanità è costituita e sa collocarle in una prospettiva di unità della famiglia umana». Purtroppo il sistema sociale sia ancora radicato in una politica improntata sulla potenza, sul predominio, su un’economia globalizzata e come poco sia strutturata attorno ad una logica democratica e comunitaria. Urge allora l’impostazione di una scuola

che sappia fornire gli strumenti utili per un rinnovamento sociale che parta dalle radici. Il primo passo per operare una svolta decisiva è quella di partecipare ad una coscienza condivisa in cui tutti i soggetti, insegnanti, genitori, educatori e gli stessi studenti, si incamminino verso questa meta che Roberto Mancini chiama campo di coscienza e cioè «l’adesione da parte della coscienza personale e collettiva, a un tipo di realtà più consonante con la nostra dignità, è la scoperta dell’esistenza di un’armonia. […] È un vero e proprio risveglio a una realtà più reale, più vera». È necessario, allora, la nascita di un nuovo apprendimento sociale. Questo è possibile solo nella convergenza di tutte le culture e di tutte le religioni nell’adesione al bene. andando al di là di ogni errato fondamentalismo chiuso al confronto. Il luogo giusto perché si possa innescare l’apprendimento e la maturazione di un incontro interculturale così concepito è individuato da Roberto Mancini nella scuola, una scuola rigenerata. In un tempo in cui è difficile trovare un’istituzione che garantisca una svolta di questo tipo, la scuola emerge come un luogo privilegiato.

Non vi è scuola senza una concezione antropologica alla base, essa richiede una visione dell’umanità che miri alla coralità. L’Autore delinea, inoltre, alcuni elementi da tener presenti nella costruzione di una scuola che abbia come fine quello di preparare le giovani generazioni alla coralità, facendone esperienza già nell’oggi. Una costruzione della scuola capace di educare alle relazioni dialogiche, interculturali, secondo l’Autore, deve necessariamente implicare la formazione dei docenti, una strutturazione in chiave interculturale dei programmi scolastici e delle discipline che vi si insegnano, ma l’elemento vincente in tale educazione passa naturalmente attraverso le relazioni interpersonali nuove da promuovere nell’intera esperienza scolastica. Tali relazioni sono impregnate di “buona reciprocità” intesa, secondo l’Autore come la «migliore grammatica disponibile per le relazioni tra le persone» La “buona reciprocità” è definita da Roberto Mancini come «libertà, condivisione d’essere tra persone che sono, ognuna, trascendenza, ossia esseri unici e originali, consapevoli e deliberanti, liberi e capaci di amare anche sino a raggiungere un amore purificato da ombre, contraddizioni, violenze, ossia sino a vivere un amore generoso, creativo, fedele. Misericordioso, come molte fedi attestano che sia l’amore di Dio». Solo partendo da questa rigenerazione delle relazioni educative improntate sulla “buona reciprocità”, è possibile ripensare una rigenerazione dell’istituzione scolastica. E’ importante evidenziarne alcuni elementi. Il primo è riformulazione della formazione dei docenti così come è avvenuta fino ad ora, connotandola con una visione interculturale e corale. Ogni istituzione scolastica dovrebbe favorire questo tipo di formazione creando momenti e occasioni per aggiornare la formazione dei propri insegnanti arricchendola con contenuti che aprano ad una visione interculturale. Un altro elemento da tenere presente è la revisione dei programmi scolastici. Essi devono essere necessariamente ripensati in senso interculturale e corale. Ogni disciplina ha in sé la possibilità di essere accostata con un taglio interculturale, si tratta di mettere in atto la pazienza di pensare insieme percorsi e didattica. L’ultimo elemento è fortemente legato al secondo e si rende necessario dopo aver ripensato le discipline in chiave interculturale. Si tratta della revisione dei libri di testo che debbono passare da una visione etnocentrica ad una visione interculturale e corale.
Il vero cambiamento, il punto di svolta, nasce dalla cura della relazione interpersonale che, invece, auspica un insegnamento che non perde di vista l’originalità e l’unicità di ogni bambino o ragazzo, attento all’importanza delle relazioni e del cammino personale di ciascuno. In particolare evidenzierei, in ultimo, anche l’urgenza di allargare l’attenzione soprattutto verso quelle minoranze etniche di stranieri e dei “nuovi italiani” non legalmente riconosciuti come cittadini, che ormai siedono tra i banchi della nostra scuola. È interessante quanto propone Milena Santerini, filosofa e politica italiana, tenendo presente le difficoltà linguistiche e culturali che sicuramente renderanno il percorso scolastico di questi minori ancora più difficoltoso con un conseguente «alto tasso di svantaggio e, complessivamente, di mortalità scolastica». La Santerini afferma che è necessario, urgente, attuare politiche democratiche di discriminazione positiva, in cui vi sia un trattamento diversificato di questi alunni che permetta loro di recuperare gradualmente il divario linguistico e culturale.
Solo attraverso percorsi ripensati secondo questi criteri allora, potremo abilitare le nuove generazioni all’incontro e alla condivisione nello stile tipico della “buona reciprocità”, grazie ad una relazione educativa che sappia preparare le giovani generazioni ad essere i primi costruttori di una società interculturale, comprendendo come la dimensione religiosa, la dimensione culturale, quella economica e quella politica, proprie della vita e della storia umana, siano intimamente connesse e reciprocamente in relazione, capaci per loro natura, di contribuire allo sviluppo della libertà, della solidarietà e della convivenza civile in una società in cui nessuno sia escluso e la diversità sia vista come ricchezza da condividere.

Stralcio della Tesi di Licenza in Pedagogia e Didattica della Religione "La Relazione educativa fondata sulla "buona reciprocita" in alcuni scritti di Roberto Mancini"

di suor Maria Grazia Rizzo Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.

 


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